“Vaccino, su obbligo e pass il Governo viola la privacy” – Intervista a Pasquale Stanzione – Il Mattino
Intervista a Pasquale Stanzione, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
(di Valentino Di Giacomo- Il Mattino, 25 aprile 2021)
“II governo non ci ha consultati ed era tenuto per legge a farlo”. Pasquale Stanzione è dallo scorso luglio il presidente dell’Autorità garante della Privacy. Campano, giurista di fama, negli ultimi giorni sta rilevando come il governo sui pass vaccinali e sull’obbligatorietà del vaccino per il personale sanitario non si sia consultato con l’Authority.
Presidente, venerdì ha diffuso un comunicato che di fatto stronca il pass vaccinale, ma soprattutto ha richiesto di essere consultato dall’esecutivo Draghi: non è stato fatto neppure per il decreto del primo aprile?
“Entrambi i decreti legge sono stati adottati in assenza della previa consultazione del Garante, dovuta invece secondo il Gdpr per introdurre, già a livello legislativo, le garanzie necessari e non soltanto alla piena legittimità delle disposizioni interne, ma anche a delineare il miglior equilibrio possibile tra le esigenze pubblicistiche di volta in volta in rilievo e la riservatezza individuale. Come dimostra, poi, l’attività consultiva svolta rispetto ai provvedimenti emergenziali dell’ultimo anno (si pensi soltanto ad Immuni), le indicazioni del Garante hanno consentito di favorire quella fiducia nel digitale necessaria per la legittimazione sociale di misure altrimenti viste spesso con sospetto. Ecco perché, tanto più rispetto a misure delicate e complesse quale l’obbligo vaccinale per alcune categorie di operatori sani tari e le certificazioni verdi sarebbe stato importante acquisire il parere del Garante prima che le disposizioni entrassero in vigore”.
Comprenderà che però così i cittadini restano disorientati. Che succede da giugno per spostarsi e come deve organizzarsi un’impresa che opera nel turismo? Così si crea una giungla di pareri: a chi bisogna far riferimento, all’Authority o al governo?
“Sono certo che le norme saranno, in sede di conversione, modificate in modo da essere pienamente conformi alla disciplina europea, auspicabilmente consultando il Garante anche nella forma dell’audizione parlamentare. In presenza di un contrasto, insanabile persinoa livello ermeneutico, tra la norma legislativa e il parametro europeo, l’illegittimità del trattamento dei dati personali fondato su quella disciplina esporrebbe, infatti, non soltanto a sanzioni chi lo realizzi, ma soprattutto renderebbe inutilizzabili i dati cosi acquisiti, vanificando lo stesso scopo della misura introdotta”.
Almeno per il pass vaccinale si può porre rimedio?
“La norma può essere resa conforme alla disciplina privacy, con alcune integrazioni in sede di conversione, abbiamo già chiarito al governo i punti da correggere”.
E per il decreto del primo aprile per “obbligare” il personale sanitario a vaccinarsi ci sono rilievi?
“Sì, merita delle modifiche volte, in particolare, a definire con maggiore esattezza i soggetti interessati dall’obbligo vaccinale, le tipologie di dati da trattare con specifiche garanzie per quelli dei soggetti esentati dall’obbligo, dai quali possono desumersi patologie e le modalità di realizzazione del flusso informativo”.
Si rende conto che però cosi si crea un corto circuito? Cosa deve fare il dirigente di un’azienda sanitaria? Almeno in tempi di pandemia non crede debbano valere norme speciali per affrontare questa sciagura?
“La fonte dei disagi che si stanno verificando non è la privacy, che è un presupposto di libertà, ma la lacunosità della disciplina”.
Se per aggirare il problema della privacy i dipendenti di un ospedale o di una qualsiasi azienda già vaccinati informassero autonomamente i propri superiori dell’avvenuta vaccinazione cosi da isolare i “no vax”? Sarebbe possibile?
“La disciplina europea s’impone come parametro di legittimità di quella intema, ma non vi è esigenza di un diritto speciale e derogatorio. Non c’è, dunque, bisogno di deroghe ma di dialogo istituzionale per individuare il piùalto equilibrio tra i diritti in gioco”.
Non crede che il diritto alla salute collettiva valga più di qualche dato personale in questo momento?
“La privacy ha dimostrato di essere un diritto straordinariamente duttile e mai tiranno, capace di continui bilanciamenti con le esigenze collettive. Non si è mai posto un aut aut tra salute e privacy, ma si è suggerito come realizzare la migliore sinergia tra le due. Ad esempio considero il sistema italiano, volto a tracciare i contatti, non le persone, minimizzando l’impatto sulla privacy nel segno di una scelta libera, ma assunta nel segno della responsabilità sociale, un esempio di quella duttilità della privacy di cui dicevo”.
Fonte: Garante Privacy