Preso l’Arsenio Lupin del web, spiava 900 aziende: frodata anche la Toyota
Laureato alla Sorbona, è riuscito a rubare 800 mila euro. Ogni anno 14 milioni di truffe informatiche alle aziende nella sola Emilia-Romagna
BOLOGNA – Una mail molto circostanziata, quindi assai credibile. Alla quale i manager di Toyota Italia, che ha sede a Bologna, hanno risposto con sollecitudine, provvedendo al pagamento di 249 mila euro, come prima tranche per un’operazione dal valore complessivo di un milioni di euro. La cattiva notizia è che si trattava di una truffa informatica, quella buona che gli stessi manager si sono accorti subito dell’inganno e con l’aiuto della polizia postale sono riusciti a bloccare l’invio di denaro. Di tentate frodi ai danni delle aziende, comprese quelle più strutturate, se ne registrano ogni giorno, anche in Emilia-Romagna e a Bologna. La polizia postale, nella sua attività di contrasto ai crimini informatici, sotto le due torri ha arrestato un ‘pirata’ del web che era riuscito a rubare ben 800 mila euro: sul tablet di questo bandito 4.0, laureato alla Sorbona, hanno scovato report su 900 società italiane, con i recapiti, gli account e dati di spesa di 6.500 tra presidenti e manager.
Eppure, quello dei reati informatici è “un fenomeno ancora molto sottovalutato dalle imprese”, avverte il presidente di Confindustria Emilia, Alberto Vacchi, che oggi ha sottoscritto a nome dell’associazione un protocollo d’intesa con la polizia postale per la difesa del sistema delle imprese dagli attacchi telematici. La polizia delle telecomunicazioni tra il 2017 e il 2018 a Bologna ha registrato frodi informatiche per 14 milioni di euro ed è riuscita a recuperare circa 8,5 milioni di euro, comprese somme già trasferite su conti esteri. Non solo. Come ha spiegato Geo Ceccaroli, dirigente del compartimento di polizia postale dell’Emilia-Romagna, a fronte delle truffe scoperte sono stati avviati 88 procedimenti, con 25 denunce e un arresto (quello pirata con laurea nel prestigioso ateneo parigino).
Il nuovo contesto tecnologico “mette le Imprese di fronte a problemi che non avevano mai affrontato. Il protocollo è importante per dare supporto alle imprese, ma anche per far toccare con mano il fenomeno, divenuto un problema da affrontare un maniera strutturale”, avverte Vacchi. “Dopo 20 anni continuiamo a perdere. Continuiamo a investire in sicurezza, ma i crimini informatici aumentano. Bisogna cambiare approccio”, suggerisce Michele Colajanni dell’Università di Modena e Reggio.
Innanzittutto, le aziende devono trovare il coraggio di denunciare. “Abbiamo sventato una frode che aveva superato le attività controllo”, conferma Giorgio Polonio, manager di Toyota Italia. “Bisogna avere il coraggio di denunciare”, sprona Roberto Sgalla, direttore centrale della polizia stradale, ferroviaria, delle comunicazioni e per i reparti speciali.
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