Perse le mail dei medici di base. Centinaia di casi sospetti di coronavirus svaniti
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15 Aprile 2020
La casella di posta era piena, commissariato il Sisp.
La Regione chiede conto a tutte le Asl
TORINO. Un fatto grave, che rinfocola lo scontro tra il sistema regionale e i medici di base portandolo al punto di non ritorno, o quasi. Gli stessi medici che l’11 marzo erano stati rampognati dall’Unità di crisi regionale perché alcuni di loro avrebbero dirottato i pazienti sul numero 112 invece «di assolvere ai compiti istituzionali propri».
Ora scoprono che le mancanze sono altrove. Il Sisp, acronimo di Servizio di igiene e sanità pubblica dell’Asl di Torino, ha fatto cilecca: le segnalazioni che gli stessi medici avevano inviato via mail su casi sospetti positivi sono state bloccate da una casella di posta rapidamente ingolfata dalla raffica delle segnalazioni; parte dei pazienti non sono stati ricontattati, altri sono stati “recuperati” parecchi giorni dopo. Ovviamente a fronte di situazioni che nel frattempo avevano preso pieghe diverse.
Una falla, anzi una vera breccia nel sistema, che avrebbe potuto essere evitata con maggiore personale e prima ancora con una casella di posta ampliata o con più caselle di posta. «Evidentemente il Sisp non ha funzionato – spiega il dottor Roberto Testi, responsabile Medicina legale dell’Asl di Torino, dalla quale dipende il servizio, e a capo del Comitato tecnico-scientifico istituito dalla Regione -. Per un certo periodo le mail sono arrivate e sono state processate. Poi mi sono accorto, grazie alle segnalazioni di alcuni pazienti o a seguito di mail inviate più volte dallo stesso utente, che qualcosa non funzionava, e sono intervenuto: potenziando il personale, estendendo la capacità della casella e attivandone altre».
Ora il problema rimanda alle mail irrimediabilmente perse con i dati dei pazienti, ciascuno dei quali attendeva di sapere come regolarsi: dal tampone all’isolamento domiciliare. Quante sono? Per quanti giorni si è ripetuto il malfunzionamento? Parecchi, probabilmente. Del resto già a fine marzo si susseguivano le segnalazioni dei medici di base e nelle stesse Asl si ammetteva che il Sisp rappresentava un problema. E probabilmente non è un caso se l’8 aprile, a seguito delle proteste che arrivavano anche ai piani alti dell’azienda, la direzione aveva commissariato l’area della prevenzione, alla quale il Sisps afferisce.
E adesso? L’assessore alla Sanità Luigi Icardi vuole vederci chiaro e andare a fondo: «Se ci sono responsabilità saranno accertate, ho esteso la richiesta di chiarimento tutte le Asl». Desolati i medici di base: «Inutile girarci intorno e minimizzare – spiega Roberto Venesia, segretario regionale della categoria -. Spetta al Sisp monitorare il paziente e stabilire le misure da prendere, pena omissione di atti di ufficio. Ora la nuova piattaforma informatica realizzata dal Csi, sulla quale possiamo caricare i dati dei pazienti, dovrebbe fare la differenza. Per il pregresso, resta da capire chi certificherà l’avvenuta quarantena per i pazienti di cui si è persa traccia».
Fonte: La Stampa