Il Garante per la privacy scrive a Clubhouse: “Il trattamento dati non segue le regole italiane e europee”
Tutti i timori privacy sul nuovo social Clubhouse, espressi dagli esperti, trovano conferma nell’iniziativa del Garante italiano. A quanto apprende Repubblica, l’Autorità ha mandato infatti nei giorni scorsi una lettera al proprietario di questo social basato sull’audio, l’americana Alpha Exploration. Le dà 15 giorni di tempo (quindi all’incirca entro la prossima settimana) per rispondere su un lungo elenco di rilievi e di richieste di informazioni.
In generale, Il Garante rileva che l’informativa privacy sembra ignorare del tutto la normativa europea sulle garanzie per la protezione dei dati personali. Infatti, anche un servizio con sede all’estero, come Clubhouse, deve tenerne conto in quanto si rivolge a cittadini europei. L’app del nuovo social è disponibile sull’Apple Store ed è già usata da alcune decine di migliaia di italiani (secondo le prime stime, dell’esperto social Vincenzo Cosenza), tra cui personaggi pubblici, giornalisti e politici. Ogni giorno una delle stanze più frequentate, alle 22, è Agorà Politica con un record di circa 700 partecipanti contemporanei, tra cui alcuni senatori ed europarlamentari (come Brando Benifei dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici).
È particolarmente rilevante che un social, frequentato da politici per discussioni di interesse pubblico, abbia una tutela debole o dubbia della privacy. Di qui l’intervento del Garante italiano, secondo cui tra l’altro è poco chiara la base legale che autorizza alcuni trattamenti dati: in particolare nel mirino dell’Autorità ci sono la registrazione temporanea degli audio in una stanza, le informazioni su partecipanti e le loro interazioni, la profilazione a scopo pubblicitario, il trasferimento dei dati verso gli Stati Uniti.
Per il Garante, infine, è poco chiara anche la finalità con cui i dati vengono trasferiti e il periodo di tempo in cui il social li trattiene.
Il Garante, per investigare su questa materia, chiede all’azienda alcune informazioni: su varie misure di sicurezza adottate (il tipo di crittografia usata sui dati audio, ad esempio); come fa il social a impedire l’accesso ai minorenni, dato che da contratto ha fissato a 18 anni l’età minima (questione partita con la vicenda TikTok e ora portata avanti dal Garante su tutti i social). Chiede anche di saperne di più sul lavoro di moderazione dei contenuti. Un tema al centro delle politiche di tutti i social contro illeciti, hate speech, disinformazione, cyberbullismo.
La stessa TikTok si è di recente impegnata a potenziare il proprio apparato di moderazione – arrivando fino a 600 moderatori italiani – allo scopo tra l’altro di impedire l’accesso ai minori di 13 anni.
Fonte: La Repubblica