Coronavirus: Busia, sì alla app ma con garanzie adeguate. Segretario generale Garante, non si accresca potere piattaforme
Intervista a Giuseppe Busia, Segretario generale del Garante per la protezione dei dati personali
(Ansa, 31 marzo 2020)
“Il Garante ha accolto volentieri l’invito a partecipare al Gruppo di lavoro costituito dal ministro dell’Innovazione, pur nella sua particolare posizione, che lo vedrà probabilmente chiamato ad esprimere un parere sulle scelte che il governo farà nella selezione fra le diverse soluzioni tecnologiche proposte. Siamo infatti convinti che avviare un dialogo fin da subito, oltre a consentire di guadagnare tempo – oggi quanto mai prezioso- serva anche a dare la migliore applicazione ai principi della privacy by design e by default, che caratterizzano il Gdpr, il regolamento generale sulla protezione dei dati”. A dirlo all’ANSA è Giuseppe Busia, segretario generale dell’Autorità per la protezione dei dati personali, tra i 74 esperti della task force tecnologica contro il coronavirus.
“La normativa sulla protezione dei dati personali – afferma Busia – ha già al suo interno regole che consentono di trattare anche i dati più delicati, quali sono quelli sul contagio, quando questo serve realmente a tutelare la salute dei singoli o della collettività. Occorre però che questo avvenga sulla base di una normativa trasparente, contenente garanzie adeguate, e che i dati siano utilizzati solo per tali finalità e non divengano strumento per accrescere il potere informativo delle piattaforme o dei grandi operatori. Per questo, ogni trattamento deve avvenire sotto la regia delle autorità pubbliche competenti, per il tempo strettamente necessario, ed utilizzando dati anonimi o aggregati ogniqualvolta non sia indispensabile accedere a informazioni identificative”.
“Il principio di ragionevolezza, alla base del Gdpr, deve animare le scelte che saranno compiute, senza immaginare – avverte Busia – che la tecnologia possa da sola risolvere tutti i problemi: di fronte ad ogni ipotesi, occorrerà innanzi tutto verificare la reale efficacia a fini epidemiologici e di cura, valutando anche la capacità di azione e reazione dell’apparto sanitario e amministrativo rispetto alle informazioni raccolte”.
In questi giorni, ricorda il segretario generale, il Garante è anche impegnato in un continuo coordinamento con le altre Autorità di protezione dati europee che, anche se con qualche ritardo rispetto alla nostra, via via si trovano a confrontarsi con gli stessi temi. Occorre infatti ricordare che la normativa sui dati è comune a tutti i paesi Ue e rappresenta una delle punte più avanzate dell’integrazione europea: come in altri settori, vogliamo che anche nel delicato ambito della tutela dei diritti fondamentali l’Europa parli con una voce sola”.
Fonte: Garante Privacy